Cresta Filun della Rocca
Denti della Vecchia di Pescegallo

30 luglio 2021

Eccoci qua a descrivere le meravigliose ore di arrampicata su roccia effettuata dagli exploratori di vette.

Partiti assonnati verso la Val Gerola ma pieni di aspettative per la giornata da intraprendere.

Abbiamo preso tutta l’attrezzatura necessaria? Le corde le abbiamo caricate?
E se grandina in cresta…???
Ogni domanda frullava nella testa condita dalla preoccupazione per l’allerta di meteo instabile.

Dobbiamo pensare alla via e alla parete, alle calate in doppia, dobbiamo dare il massimo ci ripetiamo in auto e, per non sbagliare attrezzatura, ci siamo portati tutto quello che avevamo!!!

Lo scetticismo per la via d ‘alpinismo scelta viene cancellato solo all’arrivo in valle, dove la nostra guida Cristian Candiotto, in arte Cinghio, ci aspetta.
Noi preoccupati, lui sereno.
Noi spaventati, lui rilassato.
Noi emozionati, lui tranquillo.
Noi pieni di aspettative mentre la sua aura trasmetteva grande serenità.

E così si parte! Con l’auto raggiungiamo il rifugio. Ci dividiamo le corde e dopo il check dell’attrezzatura con passo deciso arriviamo all’attacco. I 30 minuti previsti diventano meno di 15. Ci guardiamo e ci diciamo sorridendo: “Se iniziamo così, con questo ritmo intenso, sicuramente stasera saremo distrutti”!!

Davanti a noi i Denti.
Denti aguzzi, alti torrioni che continuano con una cresta che quasi si nasconde ai nostri occhi. Come se la stessa montagna voglia proporci un po’ alla volta le sue meraviglie. Come se la stessa ” padrona di casa” voglia farci scoprire un po’ alla volta le fatiche della parete di roccia che si mostreranno davanti a noi.

Partita la guida, dopo pochi minuti dico tra me e me: “Parto io per primo, così se cado c’è qualcuno dopo di me!” Si scherza, si finge, ma il momento è arrivato.

Sei tu e la roccia. Tu e la parete. Sei tu e il primo Dente della Vecchia. Una lunga parete di roccia i cui licheni verdi che la ricoprono ti nascondono quei piccoli appigli su cui puoi appoggiarti per salire.

Parto, con gli scarponi ai piedi. Quanto è difficile scalare con gli scarponi! Mi prometto di toglierli appena faremo gli altri torrioni.

Fatica, adrenalina e la paura di non farcela mi frenano. Un passaggio non banale mi preoccupa, proprio non so dove mettere le mani e dove appoggiare i piedi. Non c’è la farò!

Alzo la testa e guardo in alto. Sudo e mi tremano le braccia.
Ascolto il battito del mio cuore e cerco di incanalare tutto.
Sorrido mi sembra di essere più forte, uno spigolo, una piccola fessura uno stretto intaglio. Infilo le mani ovunque, appoggio la punta dei piedi in ogni dove, e alla fine guardo in giù e come una lucertola appoggiata alla roccia vedo la mia lunga corda che cade dietro di me a segnare il percorso fatto. Sono appoggiato alla roccia, sono un tutt’ ‘uno con lei, la montagna.
Mi aggrappo a lei e lei mi offre tutto.
Arrivo, e si completa il primo Dente.

E così anche il secondo, dove in un bagnatissimo canale ci tocca appoggiarci a destra e a sinistra in spaccata per salire. Impressionante quello che abbiamo fatto.
Poi un passaggio chiave ci porta a dover superare un traverso a primo impatto impossibile. Eppure non so, mi sento tranquillo, la montagna mi ha accolto. Tolgo gli scarponi infilo le scarpette. Mi sembra di volare. Spettacolo.

Arriviamo in cima come se non ci fosse un domani, fermandoci a ragionare sui passaggi tecnici. Arriviamo in cresta, ci leghiamo in cordata. E solo in quel momento che la magia si apre a noi.

La montagna si offre completamente.

Come se l ‘obolo che hai dovuto pagare nell’ arrampicare ora è contraccambiato. Siamo un’unica entità che si muove lungo lo spigolo della cresta. Siamo in cima sul filo del rasoio. Spettacolo. Emozioni che sembrano non finire mai. Caliamo in doppia diverse volte. Ma il bello deve arrivare. Siamo su uno sperone spettacolare a picco sulla valle e da lì dobbiamo calare per oltre 35 metri di cui parte nel vuoto. Nulla è emozionante quanto volare accanto alla roccia.

Giunti a casa sotto una grandinata pazzesca i ricordi della giornata rimbombano ancora nella testa. La fredda roccia e l’anima immensa che da essa traspira fan sì che il Filun della Rocca sia una via alpinistica immensa.

Exploratori di vette