È così difficile rinunciare?

Oggi, 30 Dicembre, avevo deciso di prendermi una giornata per giringirare nella mia valle, libero da vincoli ed impegni … io e solo io. Con un solo scopo: guardarmi attorno, osservare e confrontare le condizioni, fare un raffronto con il bollettino per essere sul pezzo, perché conoscere mi permette di mitigare i rischi, soprattutto come ormai sappiamo e vediamo, in stagioni dove la stabilità climatica non esiste più.

Detto questo, perché no, magari trovare qualche bella bava di ghiaccio per divertirmi un po’.

Caso vuole che degli amici, un bel gruppetto, mi fanno sapere che verranno da me per cercare un po’ di ghiaccio … beh perfetto, quale migliore occasione per trovarsi. Possiamo condividere questa giornata!

Il ritrovo è tardivo, la giornata è uggiosa, c’è inversione termica, la notte è stata coperta e non ha rigelato, ed ogni tanto qualche goccia scende … insomma quelle giornate dove è meglio muoversi con le antenne dritte su terreno innevato.

Tra saluti, battute e racconti partiamo addentrandoci nella valle; da subito ci si accorge delle condizioni, ma la voglia comunque di farsi una camminata, prevale … e fin qui nulla di male.

Ma, man mano che entriamo nella valle, ci accorgiamo guardandoci attorno che le condizioni non sono per niente buone: slavine spontanee, cascate di ghiaccio che ormai lasciano il posto allo scorrere dell’acqua, la neve che pestiamo sempre più pesante e non portante. Inizio così a dare i primi feedback: “Ragazzi oggi non si combina nulla anzi, meglio non mettere il culo nelle pedate”.

Ma come si sa, in compagnia in goliardia, tante volte non si dà peso a certe affermazioni, e si continua per la propria strada. Proseguendo ed entrando nel catino della valle, gli effetti del rialzo e delle condizioni attuali della giornata, sono sempre più evidenti, così che mi ri-permetto di dire “Dobbiamo andar ancor oltre? La cascata è completamente aperta, corre acqua e i pendii a lato sono ancora carichi”.

Ma anche questa volta…non vengo preso sul serio, o forse non mi sentono … E si continua a salire, e mi accorgo di altro: una volta ti insegnavano che quando battevi traccia dovevi essere regolare con il passo, avere una linea ben precisa e fare in modo che la pedata fosse stabile per chi seguiva. Oggi invece, siamo liberi, una figata assurda: tutti che pestano, tracciano, peste a destra peste a sinistra, non si capisce una fava … ma di buono c’è che tutti smaltiscono la baga che in settimana acquistano mangiando come vichinghi.

Una volta se trovavi la traccia, era perfetta e ti portava dove dovevi andare; oggi per la stessa meta puoi metterci 10 minuti o un’ora a seconda di quanto tempo vuoi smaronarti … Forse è giusto così … È cambiato proprio tutto … anche in questo gli alpinisti son cambiati. Ma torniamo a noi …

La carovana procede verso la sua meta; a nessuno viene in mente di fare due considerazioni, se non che nella neve si sta sfondando sempre di più. Credete che la strategia di progressione sia cambiata? Ma figuriamoci …

Detto questo provo a far ragionare in altra maniera … entrando un po’ nella parte più intima: “Una volta il ghiaccio si attendeva, si rispettava e solo quando era pronto si saliva. Oggi non facciamo più neanche questo; appena un velo scalabile di ghiaccio copre la nuda roccia, via sù a dargli come fabbri per smontar tutto e dar sfogo alle nostre frustrazioni, e a sera felici di aver massacrato il flusso e averlo reso inscalabile da qualsiasi altra cordata”.

Ma anche questa affermazione, fatta davanti alla povera cascata in procinto al crollo, non serve a far desistere gli amici. A quel punto sconsolato dopo aver perso tutte le speranze…vado diretto “Beh ragazzi io torno indietro le condizioni non ci sono, fa caldo e lì la zona non è buona! Voi cosa volete fare?” La risposta mi sconforta: “Ormai arriviamo all’attacco, ci fumiamo un paglia e poi vediamo”.

Ma come … alla base della cascata? Sotto il pendio? Con questa temperatura?
Allora ho capito, che non c’era niente da fare. Ho salutato tutti, mi sono girato e sono tornato in paese a godermi un buon calice ed il calore di un camino.

Spesso ci domandiamo perché le tragedie succedono, ci domandiamo perché avvengono gli incidenti, perché la montagna è assassina. Io invece mi chiedo: Ascoltare un amico, un local, un professionista … dimostra di aver fatto la scelta sbagliata? Dire “andiamo a berci tutti un calice” … ci fa sentire degli alcolisti?

Saper rinunciare, è così umiliante?
Saper rinunciare, ci dimostra senza palle?
Saper rinunciare, ci fa perdere la spilla del capogruppo?
Saper rinunciare, non ci fornisce il Suuuuupppper post per Facebook?

Beh, se posso dirvela tutta … auguro mai … ma quel giorno vi maledirete perché sarà ormai troppo tardi per rinunciare.